La ’ndrangheta è ormai sempre più infiltrata nel settore turistico della regione Calabria. Prende di mira le coste e le bellezze del territorio per i suoi loschi affari e per compiere scempi ecologici ed urbanistici – si veda Brancaleone “Gioiello del mare”. Non basta la ‘ndrangheta, amministrazioni inerti ma anche cittadini, operatori turistici con la smania di far cassa e natanti irresponsabili che si rendono protagonisti di potenziali scempi ambientali che possono distruggere il nostro patrimonio paesaggistico ed ambientale. Succede a Praia a Mare in provincia di Cosenza che espone ad un oltraggio costante e continuo – soprattutto nel periodo estivo – di una delle bellezze di quella area da parte di barche, natanti a motore più o meno autorizzati ad un turismo mordi e fuggi per la visita della prospiciente grotta dell’Isola di Dino. Tutto ciò espone ad un evidente pericolo o quanto meno compromissione dell’ecosistema ai danni di un’area individuata nei siti Natura 2000 e quindi di interesse comunitario individuati nei SIC “Fondali Isola di Dino e Capo Scalea” e “Isola di Dino”. “Non abbiamo bisogno di un turismo selvaggio che depreda, distrugge e compromette le nostre risorse naturali - dichiara Francesco Falcone di Legambiente Calabria - abbiamo bisogno di in turismo sostenibile e responsabile che sappia preservare e valorizzare le tante risorse presenti nel nostro territorio”. Un’attività quella in corso che necessita di una regolamentazione della navigazione all’interno della grotta e che va opportunamente valutata. Data la conformazione delle grotte la presenza di natanti a motore determina evidenti impatti sulle rocce e sulla qualità dell’acqua. Rispetto a questa situazione non si può fare finta di niente. “La scelta di puntare su uno sfruttamento selvaggio delle risorse a disposizione – continua Falcone -, nell’illusione di creare economia risulta poco lungimirante ed inadeguata. Più giusto sarebbe cercare di tutelare questo patrimonio naturale, pianificando un utilizzo razionale e rispettoso delle risorse, guardando adesso e al futuro al tempo stesso, per cercare seriamente di risollevare l’economia del paese senza distruggere la sua materia prima: l’ambiente”. “L’Amministrazione Comunale di Praia a Mare deve sapere più responsabilmente e consapevolmente che quest’area rientra nella tutela dei Siti Comunitari – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente – e quindi un ambiente delicato che deve avere misure di tutela precise al momento non attuate. A nulla valgono ipotesi empiriche, in quanto qualsivoglia attività autorizzata in un SIC necessita di una preventiva Valutazione di Incidenza secondo quanto previsto dalla legge”. Le aree SIC devono avere un piano di gestione, di cui ancora oggi sono sprovviste le due aree SIC in questione. La Valutazione di Incidenza deve dare risposte certe a breve tempo, nel frattempo chiediamo l’immediato divieto di accesso – eccetto imbarcazioni a remi o mezzi ecologici sulla base di una verificata e determinata capacità scientifica di carico – alle grotte. Chiediamo agli Enti di competenza di dotare l’area SIC del piano di gestione e di effettuare la Valutazione di Incidenza delle attività in essere nella stessa. Provvederemo a segnalare questa vicenda al Ministero dell’Ambiente ed alla Regione Calabria la violazione del diritto comunitario ed alle altre competenti autorità, per poi giungere alla richiesta di procedura d’infrazione comunitaria.
Francesco Falcone,
Presidente di Legambiente Calabria
Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente
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