Lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Interni, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali, ai Deputati e Senatori della Calabria, al Presidente Nazionale dell’Anci.
Dall’elenco pubblicato dal Ministero degli Interni emerge che il Comune di San Nicola Arcella, senza nulla ricevere dallo Stato Centrale, dovrà versare allo stesso circa 500 mila euro sulla 2^ rata IMU, per alimentare il Fondo di Solidarietà Comunale 2013. San Nicola Arcella avrà così conseguito il primato del Comune che, in rapporto alla sua dimensione demografica e territoriale, è il più solidale fra tutti i Comuni Calabresi e si piazza fra i primi 10 nella classifica nazionale. Avevamo messo in conto la nostra solidarietà, ma non fino a questo punto! Abbiamo operato la scelta di tenere più bassi possibile i prelievi tributari, partendo dal presupposto che per risolvere i problemi finanziari degli Enti Locali, occorre eliminare l’evasione tributaria e ridurre il costo dei servizi, ben sapendo che i migliori e più efficienti servizi sono quelli che costano meno, non il contrario. Aumentare le tasse significa punire chi già paga e lasciare impunito chi non paga.
Pensiamo che l’Ente Locale debba prelevare dalle tasche dei cittadini meno soldi possibili. Un Comune come il nostro che vive essenzialmente di turismo, deve evitare che i turisti scappino altrove e far si che abbiano più risorse finanziarie da spendere per incrementare lo sviluppo delle attività produttive locali. Oggi, per aver fatto queste scelte, invece di essere premiati, veniamo puniti. I criteri stabiliti per alimentare il Fondo di Solidarietà Comunale e successivamente ripartirne le risorse, sono profondamente sbagliati, ingiusti e deresponsabilizzanti.
San Nicola Arcella, quando si tratta di dare, viene considerato come un Comune che ha sul suo territorio 4.500 unità abitative, mentre, quando deve ricevere, diventa un Comune con 500 unità abitative, quelle appartenenti ai soli residenti. Il problema del debito pubblico è un problema serio, che non si risolve aumentando la tassazione, ma riducendo la spesa pubblica e, riducendola, rendendola più produttiva ed efficiente. Per ridurre la spesa pubblica occorre intervenire sul sistema politico istituzionale creato a livello europeo, nazionale e regionale. Gli apparati burocratici ed istituzionali creati in Europa sono inutili, inefficienti, spesso dannosi e costano tantissimo. Bruciano la gran parte delle risorse che gli Stati membri trasferiscono a queste strutture perché si faccia una Comune Politica Europea, che nei fatti non esiste. Così non si costruisce l’Europa,… la si distrugge! In Italia la situazione diventa ancora più pesante, a fronte di una riforma regionalista dello Stato Centrale che si è rivelata nei fatti un totale fallimento.
E’ su questo che occorre riflettere, altro che chiusura delle Province e dei piccoli comuni!….Conti alla mano, è facilmente dimostrabile che costa di più chiuderli, che tenerli in vita, per il semplice motivo che il sistema istituzionale che dovrà sostituire questi soggetti, avrà costi maggiori di quelli attuali. Ministeri e Regioni, così come si sono strutturati, non possono coesistere. E’ qui che occorre fare la scelta! Non averla fatta, ha creato un aumento impressionante della spesa pubblica, a fronte di conflitti, sovrapposizioni, confusione di ruoli e perciò inefficienze, burocrazia e paralisi, con conseguenze disastrose per la vita dei cittadini e del sistema produttivo italiano. Si dedica più tempo a produrre carte, che alla propria vita ed alle proprie attività! Fare queste riforme significa però mettere in discussione l’attuale sistema di costruzione del consenso politico ed elettorale. Sistema che la seconda repubblica, come suol dirsi, non ha modificato, perché nei fatti gli enti inutili e dannosi e le burocrazie europee, nazionali e regionali sono aumentate, non diminuite.
La nuova normativa in discussione sulla finanza locale prevede l’istituzione in tutti i Comuni del territorio nazionale di un tributo sui servizi denominato TRISE. Lo Stato centrale trasferirà sempre meno risorse della fiscalità generale alle autonomie locali, ed i mancati trasferimenti saranno compensati dal sistema di fiscalità locale, che avrà come riferimento principale la cosiddetta TRISE. Chi ne pagherà le conseguenze sarà il contribuente italiano, che al già alto prelievo fiscale nazionale, vedrà aggiungersi un sempre maggiore prelievo fiscale locale. Ed un Comune come San Nicola Arcella che non vuole che questo si verifichi, sarà punito dalle leggi dello Stato Centrale che gli toglierà tanto, senza nulla restituirgli. Un tale sistema potrà durare ancora a lungo? Io credo di no e mi auguro che l’invito a riflettere su questa problematica possa essere seriamente raccolto, prima che sia troppo tardi. Non credo che ci saranno rivolte, ma i “fessi” che pagheranno i tributi saranno sempre di meno ed ancora di meno saranno quelli che, desiderando fare cose buone, decideranno di trascorrere la propria vita in questo Paese.
Eugenio Madeo,
vice-sindaco e responsabile del servizio tributi
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