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domenica 10 novembre 2013

“Sembrava un ambulanza … invece era un calesse.”

Praia a Mare, Cetraro, Cosenza, quattro ore di viaggio per la sopravvivenza dall’inferno sanità. Dirigenti e Responsabili Istituzionali non potete non sapere. Pare che la Sanità si stia impegnando molto per non salvare più, quindi se la incontri è necessario armarsi fino ai denti e combattere ed affidarsi all’Eterno per conservare la vita, sperando contro ogni speranza di trovare la persona giusta al posto giusto, ma è difficile, sempre più difficile. Grazie al cielo e grazie a chi questo cielo dell’alto tirreno governa, la Madonna della Grotta di Praia a Mare, sono ancora qui a raccontare quanto accaduto solo pochi giorni addietro. Molte volte ho scritto e segnalato, contestato e protestato per tanti, oggi lo faccio per essere testimone diretto delle degenerazioni di un sistema sanitario che anziché aiutare tende alla distruzione, quale mix micidiale e diabolico tra carenze di strutture, servizi e macchinari ed incapacità professionali e personali di vari addetti, inconcepibili ed inaccettabili che se non limitati e corretti con sollecitudine causeranno l’implosione dell’intero apparato sanitario pubblico. Il 5 ottobre 2013, sabato, intorno alle ore 13,45, vengo accompagnato al PPI, Punto di Primo Intervento di Praia a Mare (Cs) per una ferita sanguinante (dieci giorni prima ero stato sottoposto ad intervento operatorio in sede latero cervicale destra – rimozione placca carotidea); l’operatore infermieristico prontamente interviene con medicazione nel mentre il medico temporeggia, indeciso, dubbioso; nel giro di pochissimi minuti nella stessa ferita si forma un ematoma il cui volume aumenta sempre più tra grida di dolore lancinante. Passano 10, 15, 20 minuti, finalmente il medico inizia a capire di dover far qualcosa ed allerta i reperibili per effettuare trasporto presso l’ Ospedale Spoke di Cetraro. Il tempo trascorre, il dolore si intensifica, la compressione dell’ematoma diventa insopportabile oltre che pericoloso per ciò che potrebbe comportare all’ intervento chirurgico da pochi giorni effettuato. I reperibili tardano ad arrivare, l’attesa diventa lunga, l’attenzione è da codice rosso ma non per il medico di turno la cui irresponsabilità non fa una piega, lineare e costante; nulla cambia tranne i lamenti, più frequenti ed ansimanti ad elemosinare un antidolore che finalmente arriva ma non basta. Perché tanto tempo sprecato per nulla? Perché i reperibili e non il 118? Perché, perché, perché … domande senza risposte, come questa sanità che non risponde mai a nessuno, colpevole spesso, punita mai! Siamo ben oltre dopo le ore 15,00, finalmente si parte, circa un ora di tempo sprecato per superficialità ed incoscienza che poteva essere causa di gravi danni; Cetraro è lontano specie se per raggiungerlo si utilizza non un ambulanza ma una deteriorata gabbia metallica su ruote, in un trambusto insopportabile; davvero nulla può darti l’idea, incredibile finché non lo si vive, una realtà impossibile da immaginare e che associata al dolore incessante tra nuca e fronte a causa della compressione dell’ematoma rende il tutto insopportabile; sembra la fine del mondo e della vita di un disperato che con la forza della volontà con una mano si aggrappa alla barella per non sballottare eccessivamente, e con l’altra mano tiene forte la testa, nel tentativo di mantenerla ferma e magari ridurre quel dolore allucinante. Non si arriva mai, la statale 18 pare infinita ed ogni buca è un terremoto in questa carretta chiamata ambulanza, persino le mozzarelle viaggiano meglio nei loro frigo coibentati, ma le persone no, non ne hanno diritto soprattutto se persone comuni. Si, sembrava un’ambulanza, invece … era un calesse … Chissà se qualche dirigente o responsabile o qualsiasi altra eccelsa figura ha mai avuto il piacere di un siffatto viaggio; chissà se qualcuno ha mai verificato in che condizioni si opera e si tratta la persona umana; ma cosa pianificano, cosa controllano, quale la loro funzione oltre a quella di girarsi e rigirarsi su comode poltrone imbottite a spese di cittadini, pazienti, malati e bisognosi non considerati e maltrattati? Medico ed infermiere a bordo non si scompongono più di tanto, “assistenti”, solo qualche timida parola, abituati, assuefatti, tutto rientra in una ordinaria, semplicistica, miserevole normalità che annulla la dignità umana specie quando è quella degli altri, se è di un malato ancor di più, il paziente ancora peggio, deve aver pazienza! Pare che così deve essere, il malato deve soffrire, come se inesorabilmente segnato e stabilito, ma da chi se non dalla raggiunta collettiva insensibilità all’uomo ed alle sue prerogative, questo è diventata la sanità, almeno qui da noi, abbandonati e reietti. Continua il viaggio, come un carro su una mulattiera, ci vuole tempo, la strada non permette e la “diligenza” nemmeno; ma che bravo l’autista, attento e premuroso, quasi a scusarsi per le condizioni pessime del manto stradale e di quella carriola ambulanza, animo sensibile, accelera quando può e lancia le sirene per farsi largo, deve rallentare e frenare; lo impongono i lavori infiniti della superstrada di nessuno, dove chiunque rompe e nessuno paga ne aggiusta; Si, sembrava un’ambulanza, invece era un calesse … anzi una “lettiga” adattata ad ambulanza che arranca, troppo vecchia, troppi e davvero tanti i chilometri che ha macinato, obsoleta e stanca, anch’essa rassegnata allo sfacelo come questa sanità che sfinisce. Lento a scorrere è il tempo nel dolore, la sofferenza non inibisce la coscienza, siamo quasi arrivati a Cetraro, curva, altra curva, ed altra ancora e la “carretta” si ferma; forse ci siamo, è nell’angoscia che soprattutto si spera ed il peggio attende sempre che qualcosa migliori; diversi operatori nel pronto soccorso di Cetraro, tutti attenti ma solo a guardare, pare sia arrivato un extra terrestre, spettatori, nessuno si avvicina, avrei voluto gridare: sono un uomo, una persona; il pensiero c’era, la voce no, solo lamenti e la testa che sembrava potesse scoppiare da un momento all’altro. Arriva il medico, per nulla scomposto, un attore che freddamente e con distacco recita una parte, distante, presente e pur lontanissimo; all’istante mi vien meno ogni speranza, non faranno nulla, farfugliano qualcosa ma niente cambia tutto peggiora, invoco ancora aiuto, chiedo, chiedo, chiedo e dopo un quarto d’ora abbondante speso non si sa per cosa arriva una fiala antidolore e del ghiaccio. Questa è la sanità che toglie ogni dignità alla persona solo perché malata. Peggio di Ponzio Pilato, lui almeno si lavò le mani, questi con le braccia conserte erano e tali sono rimasti, ma cosa fanno là? a che o a chi servono? In tanti lo pensano, nessuno lo dice, impossibilitati o incapaci di fare per gli altri? Forse non faranno male, ma di certo non fanno ciò che la sanità dovrebbe: il bene di chi vi si rivolge, pare vengono pagati per questo. Scienza medica, coscienza, responsabilità, professionalità. Dove siete? Anche questa volta solo altre domande puntualmente senza risposte. Umanità, attenzione, premura, sono scomparse, tanti di questi lavorano solo per aspettare il 27 di ogni mese. Sono circa le 16,30, si riparte, destinazione Cosenza. In questo coacervo di pensieri e afflizioni l’autista riportandomi nell’ammasso metallico detto ambulanza mi sovviene e raccomanda: “Stai tranquillo, arriviamo subito a Cosenza non ti preoccupare”; Vincenzo il suo nome, non semplice autista ma angelo custode, la sensibilità che disconoscono quelli che si credono “scienziati”, lui la elargisce a piene mani, tanta ne servirebbe a quanti hanno ormai perso la missione e stanno li solo a recitare un ruolo, ad indossare un camice che non li fa medici. Tante, troppe persone sbagliate ai posti giusti, come fanno a trovarsi là, chi li ha destinati o forse dall’alto predestinati senza merito? Altre domande ancora solo in apparenza senza risposte, ma le cui conseguenze solcano le carni di tanti ed a volte inesorabilmente la vita. Siamo quasi a Paola, il lamento si fa continuo nel traballante trambusto, la mano sinistra a stringere ancora la barella, la mano destra a fissare il ghiaccio alla nuca a lenire un dolore penetrante, le dita diventano insensibili per il freddo, l’ennesima ed immancabile buca del manto stradale fa sobbalzare la carretta, il ghiaccio rotola sulla lamiera, nessuno lo recupera e là si consuma, dagli operatori presenti solo qualche parola: stiamo per arrivare. Ma non si arriva, lunga è la strada per il calesse traballante, resisti, resisti, resisti; Rende, Cosenza, ed ecco il Pronto Soccorso, corre l’autista ad aprire, attento, veloce, premuroso: “dai ci siamo, adesso starai meglio”, di corsa al reparto di chirurgia vascolare, siamo intorno alle ore 17,30, circa quattro ore infernali ed interminabili per raggiungere Cosenza. Si, ci siamo per davvero, non mi sembrava vero, il medico di servizio mi è subito vicino a rassicurarmi, e ci riesce, soprattutto lenisce finalmente l’insopportabile dolore, sensazione indescrivibile di sollievo, Antonio Esposito persona giusta al posto giusto, professionale, che fa semplicemente il suo dovere: il Medico. Attenzioni, sguardi e prime parole verso il paziente, a verificare le condizioni ed a tranquillizzare, ma subito dopo forti parole di richiamo verso quel suo pseudo-collega che ha permesso e causato che arrivassi fino a Cosenza in quelle deplorevoli condizioni; incarica gli assistenti operatori dell’ambulanza a doverosamente riferire perché non è così che si svolge la professione medica, aveva ed ha ragione!!! Chissà se hanno poi riportato l’ambasciata, avrebbero almeno fatto qualcosa di utile che forse avrebbe potuto giustificare la loro presenza. Subito dopo il Dottor Esposito contatta il Primario disponendo l’immediato trasferimento in sala operatoria; il Prof. Intrieri viene personalmente a verificare e rassicurare, mi sento finalmente in buone mani e così sarà; ecco la sanità che funziona, che cura la persona e dà la vita. Grazie. È andata bene, non è stato semplice né scontato, poteva capitare di tutto e solo a mio danno; se in circa quattro ore l’ematoma formatosi non ha provocato altri danni all’intervento praticato appena dieci giorni prima non è certo per mano d’uomo ma tuttaltro! Mi ritengo un sopravvissuto ad un sistema che orami troppo frequentemente fa riscontrare situazioni che non possono essere assolutamente accettate né tollerate. Sono stato protagonista mio malgrado, testimone diretto di una disavventura che volentieri avrei evitato ma che consegno alla conoscenza collettiva affinché possa servire a migliorare servizi, strutture, prestazioni per tutti e soprattutto perché possa essere di richiamo e sprone verso chi ha responsabilità ad assumerle in pieno. La delicatezza ed importanza del settore reclamano con forza di intervenire per rimuovere ogni e qualsiasi ostacolo, impedimento, carenza, incapacità, mancanza di professionalità, incompetenza che sono causa di danni irrecuperabili ed incolmabili. È il momento di dire No all’improvvisazione, al pressappochismo, all’indifferenza, al menefreghismo, alla irresponsabilità che nella sanità ad ogni grado e livello non devono trovare posto. Si invece alla cura della persona, all’attenzione, alla premura, all’interesse di ogni singolo, al miglioramento di uomini e mezzi, di strutture e servizi; Si alla capacità, alla professionalità, al merito; Si all’attività sanitaria che sia a servizio e tutela della salute e non esclusivamente degli addetti. È dalla qualità dei servizi di assistenza sanitaria ad ogni singolo cittadino che si misura il grado di civiltà di questa società; tutto ci dice che il livello è molto basso di servizi e di civiltà. La Sanità non è proprietà esclusiva degli operatori, medici e personale devono necessariamente comprendere che la sanità è di tutti ed appartiene alla collettività e pertanto tutti si deve contribuire a migliorarla, a tenere alta l’attenzione per favorire il meglio, iniziando però da chi detiene responsabilità e funzioni da esplicare in nome di tutti ed a cui in particolare intendo rivolgermi quali: – il Direttore del Distretto Sanitario Giuliana Bernaudo, – il Direttore Generale dell’Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli; – il Commissario per la Sanità Presidente Giuseppe Scopelliti. Egregi Signori, ognuno di voi per le proprie competenze è responsabile di ciò che accade e quindi anche della vita di tanti che rivolgendosi alle strutture sanitarie chiedono aiuto, sostegno, guarigione. Non fatevi corresponsabili di quanto accade ormai da tempo e giornalmente senza che si faccia il minimo sforzo per migliorare l’esistente, in quanto: - non potete non sapere se l’ambulanza in dotazione a Praia a Mare è o no a norma per essere utilizzata in un tragitto così lungo da Praia a Mare a Cosenza, considerato che non serve a trasportare cose, ne bestie al macello, ma persone umane; - non potete non sapere quanti sono i chilometri percorsi, 400.000? 500.000? 600.000? e che detta ambulanza deve essere controllata, verificata ed eventualmente rottamata e sostituita; - non potete non sapere che una semplice guardia medica senza alcuna esperienza non può effettuare servizio in un nucleo di Pronto intervento di emergenza territoriale; - non potete non sapere che un Pronto Soccorso attrezzato di tutto, funzionante e fornito di personale infermieristico e medico capace e professionalmente valido, a Praia a Mare come a Cetraro o a Paola è indispensabile per evitare che altre persone perdano la vita come già più volte accaduto, ed in ultimo solo qualche settimana fa; - non potete non sapere che forse alcuni operatori risultano di fatto ed aldilà del titolo posseduto, incapaci a svolgere il proprio ruolo di medico ed infermiere di pronto soccorso o di primo intervento, non sanno farlo e non l’hanno mai fatto né dimostrano di volerlo imparare e con apatia e indifferenza mettono a repentaglio la vita di qualsiasi bisognevole ed ignaro malcapitato; - non potete non sapere che nei punti di primo intervento e pronto soccorso non possono essere destinati medici che si riducono esclusivamente a smistare e destinare i pazienti da un ospedale all’altro a mo di scaricabarile inquietante e scandaloso; - non potete non sapere che pare vi siano operatori di frequente in permesso o in congedo o assenti per vari motivi, mentre altri correntemente impegnati in doppi ed estenuanti turnazioni, ma esiste qualche superiore addetto a verificare e controllare? - non potete non sapere che è necessario istituire al più presto corsi di aggiornamento e perfezionamento per tutte le tipologie di operatori; - non potete non sapere che detti corsi devono essere frequentati e partecipati e soprattutto controllati che tutto avvenga con serietà e profitto; - non potete non sapere che pur esistendo delle buone e funzionanti attrezzature le stesse non vengono utilizzate perché non vi è personale medico capace a farle funzionare ne disponibile ad impararlo; - non potete non sapere che nelle nostre strutture sanitarie nei mesi estivi ed in particolare ad agosto la sanità va in vacanza con conseguenti notevoli riduzioni di servizi e funzioni a danno di tutti; - non potete non sapere dei disagi cui sono costretti pazienti e bisognosi, dei ritardi di soccorso cui sono oggetto, specie nel periodo estivo gli abitanti di questo comprensorio alto tirrenico che cadono nel dimenticatoio dell’indifferenza; - non potete non sapere che aldilà delle “trovate” politiche elettoralistiche che hanno solo lo scopo di raggirare gli ignari pazienti e cittadini, il problema vero e serio dell’alto tirreno cosentino è la mancanza di una rete di emergenza urgenza che soccorra tempestivamente per salvare le vite umane e non le sterili e vacue parole e promesse di chi poco o nulla ha fatto tranne che svendere il territorio per miseri interessi e improbabili finanziamenti; - non potete non sapere che il DPGR n.18 del 22 ottobre 2010 ha previsto la dismissione dell’attività ospedaliera entro il 30 Marzo 2012, fra gli altri, del presidio ospedaliero di Praia a Mare facente parte dell’ASP di Cosenza e la sua riconversione in C.A.P.T. ai sensi del DPGR 34/2011; - non potete non sapere che lo smantellamento del presidio ospedaliero di Praia a Mare è iniziato già dalla fine dell’anno 2010 e che in data 01 Aprile 2012 è avvenuta la semplice riconversione formale, già di fatto esistente dell’ospedale di Praia a Mare in Centro di Assistenza Primaria Territoriale (CAPT) e la trasformazione del Pronto Soccorso in Punto di Primo Intervento. – non potete non sapere delle numerose le difficoltà e decessi avvenuti per l’impossibilità di raggiungere in breve tempo gli ospedali di Cetraro o Paola, sia per la distanza che a causa della rete viaria gravemente compromessa e trafficata nonchè per l’esiguo numero di ambulanze medicalizzate a disposizione sul territorio. - non potete non sapere che con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 90 del 18 Giugno 2012 (nella qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 Luglio 2010) si è stabilito di – Prendere Atto della dichiarata cessazione dell’attività ospedaliera nel presidio ospedaliero di Praia a Mare dell’ASP di Cosenza a far data dal 01 Aprile 2012 giusto atto deliberativo n. 826/2012, rettificato parzialmente con atto n.1064 del 16 Aprile 2012, del Direttore generale dell’ASP di Cosenza; – Dare Mandato al Direttore generale dell’ASP di Cosenza di effettuare una ricognizione strutturale del presidio ex ospedaliero di Praia a Mare proponendo entro il 30 Giugno 2012 un apposito studio di fattibilità che evidenzi anche costi e benefici, in ordine alla trasformazione della stesso presidio in Centro di Assistenza Primaria Territoriale con attivazione al suo interno della Casa della salute per come previsto dai DDPGR n. 34 del 6 Maggio 2011 e n. 135 del 21 Dicembre 2011; e non potete non sapere che ad oggi di tutto ciò nulla è stato fatto – non potete non sapere che molte sono state le disavventure di pazienti costretti a percorrere centinaia di chilometri per trovare un posto letto a Cosenza, Vibo, Catanzaro o Reggio nel mentre altri ci hanno rimesso la vita: - non potete non sapere che in data 8 febbraio 2012, muore in ospedale, donna settantunenne S.R. in crisi per insufficienza respiratoria; e che sempre nel 2012 un uomo colpito da infarto a Praia a Mare muore prima di arrivare a Cetraro; e che giovane donna di San Nicola Arcella non riesce a dare alla luce il proprio figlio perchè muore prima dell’arrivo in ospedale a Cetraro; - non potete non sapere che in data 9 settembre 2012, Vincenzo De Filippo, 55 anni di Praia a Mare, colto da infarto in strada sulla Via Verga di Praia, viene soccorso da ambulanza con solo autista dopo circa un ora ma solo per constatarne la morte, inutile l’intervento di un medico di passaggio; - non potete non sapere che in data 24 novembre 2012, Angela Brando, 39 anni di Praia a Mare muore per mancanza di soccorso; trasportata dagli amici da Tortora al PPI di Praia a Mare le viene praticato un massaggio cardiaco ma non basta; pare che il 118 che non rispondeva al telefono fosse impegnato in altro soccorso; - non potete non sapere che nel mese di luglio 2013, sono stati colpiti da infarto n.2 persone Aurelio Domenico e Ferraguti Remigio sessantenni di Tortora, purtroppo deceduti prima di poter arrivare all’ospedale di Cetraro; - non potete non sapere che in data 18 settembre 2013, Gioacchino Nappi, 59 anni di Praia a Mare muore in ambulanza prima di arrivare al pronto soccorso di Lagonegro (Pz), in seguito alla puntura di un insetto;  - non potete non sapere che in data 22 Ottobre 2013 Maria Brusca di Acquappesa 24 anni, a seguito incidente stradale, con vari traumi, viene trasportata all’ospedale di Cetraro e dopo rimpallo di disservizi tra gli ospedali di Cetraro e Paola giunge all’Hub di Cosenza dopo circa 5 ore; muore dopo alcuni giorni di coma. Dopo tutto ciò si continua ancora a parlare di inefficienze e disservizi ma senza che nulla concretamente cambi e migliori e senza che qualcuno sia stato rimosso o abbia perso il posto nonostante evidente e manifesta colpa grave e consentendo a categorie di “scienziati” di considerarsi casta intoccabile pur senza scienza e privi di qualsiasi umiltà e disponibilità. Dopo tutto ciò è ancor più grave che chi ricopre responsabilità istituzionali continua a proferire parole vuote, inutile, sterili, promettendo il nulla anziché intervenire con urgenza ed immediatezza per garantire a tutti la vita in caso di necessità. In questo sistema sanitario cresciuto negli anni del dominio della politica e da esso condizionato assai negativamente, il merito si vede molto poco e sarebbe giusto ed opportuno stabilire se perché nascosto o inesistente; spesso la concezione del nome e del colore più che della qualità, si è affermata anche con la compiacenza delle organizzazioni sindacali non di rado arroccate a difendere anche l’indifendibile a danno di cittadini ed utenti. È chiaro che a Praia e Cetraro come a Paola e Cosenza esistono professionisti seri, capaci, validissimi e responsabili che svolgono con coscienza il loro dovere e anche di più ma che vengono offuscati dalle varie inefficienze di mele marce che purtroppo aumentano sempre più. Non sarà certo facile intervenire in situazioni consolidate e compromesse ma è necessario farlo perché la vita è il bene assoluto per tutti e deve diventarlo anche per le strutture sanitarie ad ogni livello dal PPI al CAPT, dal Pronto Soccorso agli Ospedali Spoke o Hub che siano; le vite strappate ad Angela, Vincenzo, Gioacchino ed a tanti altri, forse anche per colpevole pressappochismo di operatori a volte distratti, assenti, superficiali, freddi, arruffoni ed indifferenti, stanno li a reclamare di non essere scomparse invano. Quanto accade sui nostri territori spiega inequivocabilmente e chiaramente il pericoloso modus operante, non permettete che continui ancora ed ulteriormente. Soprattutto non consentite alla vostra coscienza di far scivolare nell’indifferenza e dimenticatoio ciò che accade, quasi a scusare il tutto e solo, in definitiva, per giustificare più che il vostro operato, quanto invece colpevolmente compie la scarsa professionalità di altri. Egregi Signori, potevate non saperlo ma ora invece lo sapete, ora ne avete conoscenza e coscienza, intervenite tempestivamente e con determinazione. È il minimo che potete fare, a meno che non vogliate abdicare al vostro ruolo, funzione e responsabilità; in tanti aspettano un segnale forte che orienti la sanità a prendersi finalmente cura dei bisogni dei cittadini; l’attendono soprattutto coloro i quali non hanno voce ne santi, ma forse meglio sarebbe dire demoni, in quest’inferno che è diventata questa sanità. Se nulla farete risulterà evidente la vostra volontà e disponibilità ad assumere sulle vostre teste e spalle ogni disservizio, abuso e sopruso, ogni incapacità, indifferenza e menefreghismo che gli operatori delle strutture sanitarie hanno fatto e continuano a fare irresponsabilmente ed indisturbati nella totale assenza di qualsiasi richiamo e controllo o forse addirittura con vostra complicità e compiacimento. Se malauguratamente ciò dovesse verificarsi, saremo costretti ad intraprendere e percorrere altre strade affinché la sanità torni ad essere per tutti tutela della vita e non minaccia di morte. Per dare attuazione al piano di rientro l’ospedale di Praia è stato chiuso senza aver impiantato una reale ed effettiva rete emergenziale e dei due ospedali di Cetraro e Paola non si è riusciti a farne almeno uno eccellente e Cosenza ammesso che vi si trovi disponibilità ed accoglienza è troppo lontano per guadagnarsi l’esistenza. Il tirreno cosentino è a rischio vita come i decessi fino ad ora avvenuti lo testimoniano e per l’intero territorio la sanità ha perso ragione e senso della sua esistenza, voi che ricoprite responsabilità specifiche ed operatori addetti dovete far di tutto per ritrovarne il significato ornai smarrito, è necessaria sensibilità e coscienza. Raffaele Papa commissario Mpa Provincia di Cosenza pubblicato da Radio1One.it

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