Fiduciosi in una risoluzione del problema indichiamo una via, realizzabile e già sperimentata, per riportare la struttura ad uno stato di eccellenza. In questi anni, la sanità italiana versa in gravi difficoltà, per la carenza di risorse, e sicuramente questa situazione può condizionare negativamente il mantenimento e funzionamento di molte strutture ospedaliere.
Gli ospedali per poter garantire al meglio il proprio servizio, infatti, hanno bisogno di fondi, ma dove e come reperirli in un periodo, come il nostro, di grave crisi economica e dove sono tante le emergenze da affrontare? La risposta possiamo trovarla analizzando il modello adottato dal Valmontone Hospital, che coniuga grande mole di servizi e alta qualità degli stessi. La struttura, con sede nel comune omonimo in provincia di Roma, ha una gestione sperimentale pubblico-privata.
È all’avanguardia nella realizzazione di Tac e risonanze magnetiche, con prestazioni polispecialistiche nei campi della Cardiologia, Oculistica, Ortopedia, Ecografia, Senologia, Studio della tiroide, Sezione vascolare, Ginecologia, Diagnostica per immagini. L’ospedale è l’esempio di una efficace collaborazione tra il Servizio Sanitario Regionale e i privati, che ha portato al raggiungimento di risultati ottimali. Sono tanti i dati che dimostrano il successo del modello. Valmontone Hospital è l’unica struttura sanitaria della Asl con un tasso di immigrazione positivo, e questo significa che la struttura accoglie non solo i cittadini del territorio (che non sono costretti a spostarsi per ricevere le cure di cui hanno bisogno) ma addirittura anche pazienti da ogni parte d’Italia.
La struttura è diventata un punto di riferimento per la sanità nazionale, viste la quantità e la qualità dei servizi erogati, ma anche per i privati, considerando gli utili che matura ogni anno. Ricordiamo che il “Valmontone Hospital Spa” nasce nel 2005 a seguito di un Protocollo fra Asl G e Comune per il mantenimento dei livelli dei servizi sanitari sul territorio attraverso una sperimentazione gestionale attivata con una società mista a maggioranza pubblica fra Comune, Asl Roma G e il socio privato Magis Hospital, chiamata a gestire la struttura sanitaria. Per quanto detto, la domanda che adesso ci poniamo e vi proponiamo è questa: «Perché non esportare, o addirittura migliorare, il modello di Valmontone, qui in Calabria, dove sono stati chiusi in passato molti ospedali ed altri lo saranno in futuro? Ne sono un esempio gli Ospedali di Frontiera di Trebisacce e Praia a Mare. A questo proposito, il sindaco di Trebisacce, Francesco Mundo, pochi giorni fa, scriveva a Scopelliti, sottolineando le conseguenze negative della chiusura: “La fine attività dei due Ospedali è grave perché essi potevano garantire un servizio efficiente, in grado di arginare l’emigrazione sanitaria dei Calabresi in altre regioni. La chiusura della struttura di Trebisacce si è rivelata e dimostrata assurda e sbagliata”. Prima che stessa sorte tocchi anche all’ospedale di Praia a Mare, che è già stato depotenziato, auspichiamo che questa proposta possa trovare accoglienza presso gli organi competenti. Sicuramente non mancheranno fondi privati e investitori intelligenti che troveranno interessante la sfida, né ci sarà chiusura da parte della Sanità Calabrese, con i fondi ridotti ormai “all’osso”.
dott. Adolfo Lucio Aronne, coordinatore di Scalea
dott.sa Maria Letizia Boccia, responsabile provinciale per la sanità
Grande Sud
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