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venerdì 24 aprile 2015

Ricordiamoci di salvare l’Italia

È sottintesa la parola più importante: noi. Perché mai i nostri concittadini dovrebbero versare due euro al FAI? Perché il FAI si occupa di noi. Io, io, io: è quello che ci diciamo ogni giorno, quando curiamo il nostro corpo e più raramente ciò che resta dell’anima; è quello che pensiamo quando ci vestiamo, quando laviamo la macchina e curiamo la casa. Certo, i singoli io e i loro privati spazi sono importanti, costituiscono la base della nostra autonomia, della capacità di scegliere la vita buona che desideriamo. Eppure, nonostante tutta questa cura degli io, contenti non siamo: vogliamo sempre di più e anche quando l’otteniamo mai siamo sazi. Così siamo costretti a tornare al noi, nel tentativo di essere felici. Ma chi lo cura questo noi, che è l’insieme degli gli spazi privati e pubblici che ci circonda e delle persone che lo abitano? Non esiste un’aria privata e il nostro occhio raggiunge l’orizzonte. L’aria cattiva e la vista brutta ci fanno star male, ci regalano ansia: abbiamo curato gli io ma non il noi, sempre più squallido e lacerato. Tutto il Paese, un tempo fervente laboratorio di magnificenze, è stato colpito dall’abbandono delle culture, la boscaglia invade i terrazzamenti, il cemento dilaga nei capannoni sovente ormai chiusi, le acque strabordano e la terra crolla, molti luoghi hanno perso significato e bellezza, le periferie sono tristi dormitori e i paesaggi con i loro monumenti non sono più mantenuti. È un male tanto diffuso che anche se il nostro Stato fosse ricco e non gravemente indebitato, come purtroppo è, non riuscirebbe a redimere questa immane rovina di civiltà. Così il FAI, oltre a pungolare Stato, Regioni e Comuni a compiere il loro dovere, ha deciso fino dal 1975 di dare una mano, di fare oltre che protestare, perché la Repubblica non è fatta solo dallo Stato e neppure dalle sole istituzioni locali ma anche da ciò che sta al loro fianco e cioè dalla società civile attiva, che siamo noi. Siamo quindi noi stessi che, organizzati insieme, dobbiamo aiutare la Patria a risorgere, dopo tanta crisi, prima di ricchezze troppo rapide e mal digerite e ora di nuove povertà e di giovani senza lavoro. È questa “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività d’interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (Costituzione, articolo 118), che Stato, Regioni e Comuni dovrebbero favorire e che invece sovente scoraggiano; per non dire di una mentalità statalista di alcuni, residuo del tempo che fu, per la quale solo allo Stato spetterebbe di fare mentre noi dovremmo solamente guardare. Il FAI conserva, valorizza, gestisce e racconta parti di paesaggio e singoli monumenti privati e pubblici sempre più interrelati; inizia alla cultura della natura e della storia e vigila che le istituzioni tutelino il patrimonio della Nazione. Due euro sono poca cosa, ma tanti due euro offerti dai tanti io che formano finalmente un grande noi danno alla Fondazione ogni anno i mezzi per attuare con successo la sua missione. Venite, cari concittadini, nei Beni che gestiamo e diteci come sono tenuti e spiegati; entrate nei luoghi speciali poco noti e aperti nelle primissime Giornate FAI di Primavera, votate per I Luoghi del cuore, cioè aggiungetevi agli oltre due milioni di Italiani che già ci seguono, e allora ci darete i due euro che vi chiediamo e forse anche di più. Sono mezzi che torneranno ai vostri io per una vita buona, anche del noi.

 Andrea Carandini, Presidente FAI

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